mercoledì 18 maggio 2011

La riforma sanitaria in Romania: un risultato disastroso.


Il progetto della riforma sanitaria romena è stata promulgata dal presidente della Repubblica, Traian Basescu,  giovedì 14 aprile 2011. Il progetto contiene 17 capitoli che disciplinano il settore della medicina, delle famiglie, l’organizzazione e la gestione degli ospedali e introduce una tassa sul “vizio”, ovvero sul fumo e sull’alcool. Il settore delle farmacie sarà disciplinato con una legge speciale successiva. Il ministro della sanità pubblica romena, Eugen Nicolaescu, ha presentato il progetto della riforma nel mese di ottobre dell’anno scorso. Le leggi nuove prevedono anche un diverso processo per diventare primario di un ospedale. Non ci sono più i cumuli delle carriere (cioè un medico non può essere sia medico che parlamentare o comunque avere un altro incarico oltre a quello di medico). Il primario candidato dovrà partecipare a un concorso pubblico e presentare un progetto su come intenderà gestire l’ospedale e come investirà i finanziamenti ricevuto dal ministero. Per quanto riguarda i pazienti, è stato previsto un pacchetto minimo gratuito di cui i cittadini potranno godere   tramite l’assicurazione pubblica. Il contenuto dei servizi minimi gratuiti sarà stabilito nei mesi successivi. Durante i lavori d’approvazione nelle camere del Parlamento, l’opposizione ha presentato una richiesta di incostituzionalità alla Corte Costituzionale romena, ma fu respinta.

La riforma ha portato a dei disagi sociali gravi in Romania, infatti sui notiziari non si parla d’altro che di ospedali chiusi, malati abbandonati in alcuni centri senza acqua, elettricità e i servizi sanitari essenziali. Si sapeva già che la sanità in Romania era proprio a terra date le condizioni pessime in cui i pazienti erano ricoverati: muri sporchi, letti vecchi, mancanza di igiene e poca cordialità in alcuni posti da parte di medici e infermieri. Mettiamoci pure un “po’” di corruzione e il sistema è ben che brillante. Ora parliamo dei risultati che ha portato la riforma sanitaria. Il governo ha chiesto la chiusura di numerosi ospedali perché ritiene che non rispettino i standard europei. Però non hanno pensato a trasferire i malati in  centri più adeguati. Alcuni li hanno trasportati in centri nuovi, ma molti non sono stati accolti e dovevano essere portati a casa. I tagli al personale medico è enorme e  prima la situazione non era migliore.  Con la crisi finanziaria il governo nei mesi precendenti ha diminuito gli stipendi del 25% agli impiegati pubblici, tra cui anche i medici e infermieri. Lo stipendio medio di un medico chirurgo in Romania era di 250-300 euro al mese. Questo spiegherebbe la corruzione nel sistema sanitario, ma non spiega le intenzioni del governo, perché non si può fare una riforma, chiudendo gli ospedali, senza pensare dove sistemare i ricoverati.
La riforma sanitaria è stata approvata poco tempo fa e il numero degli ospedali si è ridotto molto, tantissimi sono stati chiusi. Il problema è che l’Unione Europea chiede alcuni standard da rispettare, ad esempio che ci siano almeno due ospedali ogni 100.000 abitanti in certe aree. Il tempo di intervento di un’ambulanza deve essere al massimo di 18 minuti e non di più sennò potrebbe essere troppo tardi per il primo soccorso al malato. Ci sono stati 3 casi in Romania di cui si discute molto recentemente. Infatti 3 persone sono morte a Costanta, a Ilfov e a Comanesti. Sono morte aspettando soccorso davanti agli ospedali, ma non hanno ricevuto assistenza medica perché gli ospedali che dovevano curarli erano già stati chiusi. Le televisioni e i giornali si sono rivoltati contro il governo. La gente è scesa in strada e nelle piazze per protestare contro le misure crudeli del governo. Per esempio l’Upu (Unitatea de primire urgente) a Iasi è stato chiuso. L’unità d’urgenza che copriva l’80% dei soccorsi in tutta la provincia, non solo la città di Iasi, ma anche nei paesini vicini. I pazienti che venivano ricoverati in questa unità d’urgenza dove sono stati trasferiti? Da nessuna parte, anzi molti ospedali nuovi che sono stati chiusi sono stati trasformati in asilo per anziani.  Gli ospedali ricevono finanziamenti dal governo in base a quanti casi tratta all’anno. Ma molti ospedali usavano quei soldi male, oppure non bastavano perciò la gestione era difficile e costosa. Dopo la chiusura dell’Upu l’altro ospedale di Iasi, Sfantu Spiridon, è affollatissimo e i medici dentro non possono lavorare ed ai pazienti non può essere garantito un giusto trattamento. Il governo doveva garantire da prima delle strutture temporanee per i pazienti da trasferire. Questa è una politica fatta con le forbici in cui lo stato non ha analizzato bene gli esiti che la chiusura degli ospedali poteva avere. Una signora diagnosticata con una malattia psichica ricoverata da 36 mesi in un ospedale di Costanta fu trasferita a Iasi, quindi trasportata per ore, dove l’hanno mandata indietro a Costanta perché i medici di Iasi non hanno ritenuto che il diagnostico fatto a Costanta era corretto. Il ministro della sanità pubblica si scusa dicendo che le schede dei medici spesso sono superficiali e il diagnostico è fatto frettolosamente. Ovvio, se molti medici bravissimi scappano dal nostro paese per cercare paghe migliori in altri paesi europei.
L’ospedale Caritas della capitale, Bucarest, è uno tra i più moderni che ci sono nel paese eppure è stato chiuso anche quello. Aveva anche una qualità che rendeva allo stato e garantiva buone cure ai pazienti. Molti ospedali nuovi sono stati chiusi e trasformati in case di riposo. A Brasov ci sono molte case di riposo non utilizzate. È un caos senza fine questa riforma. Molta gente per colpa di questa politica cieca sta soffrendo. Il diritto alla salute è un diritto inviolabile, fondamentale per un essere umano invece anche oggi puoi essere umiliato. Lo stato doveva studiare la situazione con specialisti, ispettori, recarsi presso gli istituti ospedalieri e fare un rapporto dettagliato della situazione in tutto il paese. Poi si poteva fare la riforma sanitaria, ma cosi no. Lo stato romeno vuole fare questa riforma a tutti i costi perché sa che deve presentare un rapporto annuale alla Commissione Europea sul sistema sanitario romeno, per essere all’altezza con altri paesi europei. Per fare ciò si sono affrettati e hanno rovinato tutto.

Questo è quanto accade in Romania, non c’è altro da dire se non brutte notizie e casi di malasanità, ma non credo sia il caso.
La riforma sanitaria è stata approvata poco tempo fa e il numero degli ospedali si è ridotto molto, tantissimi sono stati chiusi. Il problema è che l’Unione Europea chiede alcuni standard da rispettare, ad esempio che ci siano almeno due ospedali ogni 100.000 abitanti in certe aree. Il tempo di intervento di un’ambulanza deve essere al massimo di 18 minuti e non di più sennò potrebbe essere troppo tardi per il primo soccorso al malato. Ci sono stati 3 casi in Romania di cui si discute molto recentemente. Infatti 3 persone sono morte a Costanta, a Ilfov e a Comanesti. Sono morte aspettando soccorso davanti agli ospedali, ma non hanno ricevuto assistenza medica perché gli ospedali che dovevano curarli erano già stati chiusi. Le televisioni e i giornali si sono rivoltati contro il governo. La gente è scesa in strada e nelle piazze per protestare contro le misure crudeli del governo. Per esempio l’Upu (Unitatea de primire urgente) a Iasi è stato chiuso. L’unità d’urgenza che copriva l’80% dei soccorsi in tutta la provincia, non solo la città di Iasi, ma anche nei paesini vicini. I pazienti che venivano ricoverati in questa unità d’urgenza dove sono stati trasferiti? Da nessuna parte, anzi molti ospedali nuovi che sono stati chiusi sono stati trasformati in asilo per anziani.  Gli ospedali ricevono finanziamenti dal governo in base a quanti casi tratta all’anno. Ma molti ospedali usavano quei soldi male, oppure non bastavano perciò la gestione era difficile e costosa. Dopo la chiusura dell’Upu l’altro ospedale di Iasi, Sfantu Spiridon, è affollatissimo e i medici dentro non possono lavorare ed ai pazienti non può essere garantito un giusto trattamento. Il governo doveva garantire da prima delle strutture temporanee per i pazienti da trasferire. Questa è una politica fatta con le forbici in cui lo stato non ha analizzato bene gli esiti che la chiusura degli ospedali poteva avere. Una signora diagnosticata con una malattia psichica ricoverata da 36 mesi in un ospedale di Costanta fu trasferita a Iasi, quindi trasportata per ore, dove l’hanno mandata indietro a Costanta perché i medici di Iasi non hanno ritenuto che il diagnostico fatto a Costanta era corretto. Il ministro della sanità pubblica si scusa dicendo che le schede dei medici spesso sono superficiali e il diagnostico è fatto frettolosamente. Ovvio, se molti medici bravissimi scappano dal nostro paese per cercare paghe migliori in altri paesi europei.
L’ospedale Caritas della capitale, Bucarest, è uno tra i più moderni che ci sono nel paese eppure è stato chiuso anche quello. Aveva anche una qualità che rendeva allo stato e garantiva buone cure ai pazienti. Molti ospedali nuovi sono stati chiusi e trasformati in case di riposo. A Brasov ci sono molte case di riposo non utilizzate. È un caos senza fine questa riforma. Molta gente per colpa di questa politica cieca sta soffrendo. Il diritto alla salute è un diritto inviolabile, fondamentale per un essere umano invece anche oggi puoi essere umiliato. Lo stato doveva studiare la situazione con specialisti, ispettori, recarsi presso gli istituti ospedalieri e fare un rapporto dettagliato della situazione in tutto il paese. Poi si poteva fare la riforma sanitaria, ma cosi no. Lo stato romeno vuole fare questa riforma a tutti i costi perché sa che deve presentare un rapporto annuale alla Commissione Europea sul sistema sanitario romeno, per essere all’altezza con altri paesi europei. Per fare ciò si sono affrettati e hanno rovinato tutto.

Questo è quanto accade in Romania, non c’è altro da dire se non brutte notizie e casi di malasanità, ma non credo sia il caso.

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